No alla celebrazione della Pasqua
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No alla celebrazione della Pasqua
NO ALLA CELEBRAZIONE DELLA PASQUA
Non si può parlare di Pasqua – celebrazione di festa religiosa – senza parlare della Pasqua Ebraica, la quale ebbe inizio con il popolo Ebraico. Questa festa, quindi, ricorda un evento storico e cioè la liberazione del popolo Ebraico dai soprusi e dalla schiavitù degli Egiziani, l’uscita dall’ Egitto, il passaggio del Mar Rosso e l’inizio di un lungo viaggio verso Canaan, la Terra promessa da Dio al Suo popolo.
La Pasqua Ebraica, che viene descritta dettagliatamente nel cap. 12 dell’Esodo (un libro del Vecchio Testamento) consisteva in un banchetto in cui nel primo giorno della festa dei “pani azzimi” (cioè del pane senza lievito) si mangiava un agnello di un anno, arrostito intero sul fuoco, e la comunità Ebraica lo doveva mangiare in piedi, in fretta, in tenuta pronta per il viaggio; inoltre, quel che non si riusciva a mangiare nel banchetto, lo si doveva bruciare all’inizio del giorno successivo.
Ebbene, la Pasqua Ebraica, assieme ad altre festività e riti ebraici, quali ad esempio l’osservanza del sabato ed il sacrificio di animali nel Culto a Dio, appartenevano esclusivamente al popolo Ebraico, in quanto soltanto questo popolo aveva l’obbligo di osservare la Legge di Mosé, che Dio gli aveva data sul Monte Sinai.
Tutto ciò, aveva un senso: la Pasqua, le feste ebraiche, i sacrifici, i sabati; ma ha avuto un senso solo finché la Legge di Mosé rimase in vigore, cosa questa che oggi non è più. Infatti, con la venuta del Messia – Gesù Cristo – la Legge di Mosé è stata abolita per far posto alla Verità, che è la Parola di Gesù, portata a tutti gli uomini tramite gli Apostoli, e che oggi la si trova scritta nella Bibbia e più precisamente nel Nuovo Testamento.
Completato il Nuovo Testamento, (a dir il vero, ancor prima, con la morte di Cristo), il Vecchio Testamento e la Legge di Mosé hanno perso valore normativo, ed i precetti e tutte le feste, inclusa la Pasqua, i sabati ed i sacrifici di animali non hanno più senso di esistere, né tanto meno di essere praticati. L’apostolo Paolo, anzi, ricorda chiaramente questi concetti a dei cristiani che avevano difficoltà a osservare la Verità in quanto ancora legati (erroneamente) alla Legge di Mosé e li ammonisce così:
“Voi osservate giorni e mesi e stagioni ed anni. Io temo, quanto a voi, di essermi invano affaticato per voi”
(Lettera ai Galati 4:10-11)
Essendo pertanto la Pasqua una festività religiosa appartenente al Vecchio Testamento, legato alla vecchia Legge di Mosé, non ha più alcun senso osservarla, e contrasta anche col volere di Dio.
Oggigiorno, al posto della Pasqua, si deve invece ricordare il sacrificio di Cristo (l’Agnello immolato per tutti noi), che ci permette di uscire dalla schiavitù del peccato, da una vita lontana da Dio, immersa nel vizio e nell’ignoranza della Sua Parola, e ci fa passare dalle tenebre di questo mondo alla luce del Vangelo e della Sua Chiesa.
In particolare, nella lettera che l’Apostolo Paolo scrive ai cristiani che si trovano a Efeso, egli ricorda loro che sono passati dal peccato alla santità e virtù di Dio con queste parole:
“Questo dunque attesto nel Signore, che non camminiate più come camminano ancora gli altri Gentili, nella vanità della loro mente, ottenebrati nell’intelletto, estranei alla vita di Dio, per l’ignoranza che è in loro e per l’indurimento del loro cuore.
Essi, essendo diventati insensibili, si sono abbandonati alla dissolutezza, commettendo ogni impurità con insaziabile bramosia.
Voi però non è così che avete conosciuto Cristo, se pure gli avete dato ascolto e siete stati ammaestrati in Lui secondo la Verità che è in Gesù, per spogliarvi, per quanto riguarda la condotta di prima, dell’uomo vecchio che si corrompe per mezzo delle concupiscenze della seduzione, per essere rinnovati nello spirito della vostra mente e per essere rivestiti dell’uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e santità della Verità”
(Lettera agli Efesini 4:17-24)
CONCLUSIONE
Possiamo quindi affermare che, per il Cristiano, ogni giorno è “Pasqua”, ogni giorno è festa, in quanto ogni giorno egli vive nella Legge di Dio, con Dio.
Copia-incolla dal web
Non si può parlare di Pasqua – celebrazione di festa religiosa – senza parlare della Pasqua Ebraica, la quale ebbe inizio con il popolo Ebraico. Questa festa, quindi, ricorda un evento storico e cioè la liberazione del popolo Ebraico dai soprusi e dalla schiavitù degli Egiziani, l’uscita dall’ Egitto, il passaggio del Mar Rosso e l’inizio di un lungo viaggio verso Canaan, la Terra promessa da Dio al Suo popolo.
La Pasqua Ebraica, che viene descritta dettagliatamente nel cap. 12 dell’Esodo (un libro del Vecchio Testamento) consisteva in un banchetto in cui nel primo giorno della festa dei “pani azzimi” (cioè del pane senza lievito) si mangiava un agnello di un anno, arrostito intero sul fuoco, e la comunità Ebraica lo doveva mangiare in piedi, in fretta, in tenuta pronta per il viaggio; inoltre, quel che non si riusciva a mangiare nel banchetto, lo si doveva bruciare all’inizio del giorno successivo.
Ebbene, la Pasqua Ebraica, assieme ad altre festività e riti ebraici, quali ad esempio l’osservanza del sabato ed il sacrificio di animali nel Culto a Dio, appartenevano esclusivamente al popolo Ebraico, in quanto soltanto questo popolo aveva l’obbligo di osservare la Legge di Mosé, che Dio gli aveva data sul Monte Sinai.
Tutto ciò, aveva un senso: la Pasqua, le feste ebraiche, i sacrifici, i sabati; ma ha avuto un senso solo finché la Legge di Mosé rimase in vigore, cosa questa che oggi non è più. Infatti, con la venuta del Messia – Gesù Cristo – la Legge di Mosé è stata abolita per far posto alla Verità, che è la Parola di Gesù, portata a tutti gli uomini tramite gli Apostoli, e che oggi la si trova scritta nella Bibbia e più precisamente nel Nuovo Testamento.
Completato il Nuovo Testamento, (a dir il vero, ancor prima, con la morte di Cristo), il Vecchio Testamento e la Legge di Mosé hanno perso valore normativo, ed i precetti e tutte le feste, inclusa la Pasqua, i sabati ed i sacrifici di animali non hanno più senso di esistere, né tanto meno di essere praticati. L’apostolo Paolo, anzi, ricorda chiaramente questi concetti a dei cristiani che avevano difficoltà a osservare la Verità in quanto ancora legati (erroneamente) alla Legge di Mosé e li ammonisce così:
“Voi osservate giorni e mesi e stagioni ed anni. Io temo, quanto a voi, di essermi invano affaticato per voi”
(Lettera ai Galati 4:10-11)
Essendo pertanto la Pasqua una festività religiosa appartenente al Vecchio Testamento, legato alla vecchia Legge di Mosé, non ha più alcun senso osservarla, e contrasta anche col volere di Dio.
Oggigiorno, al posto della Pasqua, si deve invece ricordare il sacrificio di Cristo (l’Agnello immolato per tutti noi), che ci permette di uscire dalla schiavitù del peccato, da una vita lontana da Dio, immersa nel vizio e nell’ignoranza della Sua Parola, e ci fa passare dalle tenebre di questo mondo alla luce del Vangelo e della Sua Chiesa.
In particolare, nella lettera che l’Apostolo Paolo scrive ai cristiani che si trovano a Efeso, egli ricorda loro che sono passati dal peccato alla santità e virtù di Dio con queste parole:
“Questo dunque attesto nel Signore, che non camminiate più come camminano ancora gli altri Gentili, nella vanità della loro mente, ottenebrati nell’intelletto, estranei alla vita di Dio, per l’ignoranza che è in loro e per l’indurimento del loro cuore.
Essi, essendo diventati insensibili, si sono abbandonati alla dissolutezza, commettendo ogni impurità con insaziabile bramosia.
Voi però non è così che avete conosciuto Cristo, se pure gli avete dato ascolto e siete stati ammaestrati in Lui secondo la Verità che è in Gesù, per spogliarvi, per quanto riguarda la condotta di prima, dell’uomo vecchio che si corrompe per mezzo delle concupiscenze della seduzione, per essere rinnovati nello spirito della vostra mente e per essere rivestiti dell’uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e santità della Verità”
(Lettera agli Efesini 4:17-24)
CONCLUSIONE
Possiamo quindi affermare che, per il Cristiano, ogni giorno è “Pasqua”, ogni giorno è festa, in quanto ogni giorno egli vive nella Legge di Dio, con Dio.
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