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Venerdì 26 dicembre 2008 Come potrebbe il mortale (cioè l'uomo) essere giusto davanti a Dio? L'uomo è giustificato mediante la fede, senza le opere della

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Messaggio  angelo picone Ven 26 Dic 2008 - 18:09

Venerdì 26 dicembre 2008 Come potrebbe il mortale (cioè l'uomo) essere giusto davanti a Dio? L'uomo è giustificato mediante la fede, senza le opere della legge. La fede nel Figlio di Dio il quale mi ha amato e ha dato se stesso per me. Giobbe 9:2 - Romani 3:28 - Calati 2:20 Sapreste rispondere? Durante una serata trascorsa fra giovani addetti di ambasciata, uno di loro, Giudeo americano, si vantò di poter improvvisare ur discorso su qualsiasi argomento. Era un ragazzo intelligente, colto, dalla parola facile Mentre aspettava una proposta, in piedi vicino alla sua sedia, un suo collega raccolse le sfida. "Bene, risponda a una domanda che s trova in uno dei suoi libri santi: Come potrebbe un uomo essere giusto davanti a Dio?" Perdendo di colpo tutta la sua baldanza, i giovane diplomatico si dichiarò incapace d rispondere. In realtà, era completamente ignorante riguardo alle verità divine ed eterne. Speriamo che in seguito egli abbia scoperte la risposta nella Parola di Dio, nei passi che le indicano. Lasciamo dunque parlare questa Parola. La Bibbia comincia con lo spiegare chiaramente che nessuno può essere reso giù sto davanti a Dio mediante le buone opere che possa aver compiuto (Romani 3:20). Poi c'in segna che possiamo essere "giustificati gratuitamente per la sua grazia, mediante la redenzione che è in Cristo Gesù" (Romani 3:24). mediante il suo sangue versato alla croce. Infine essa dichiara che essendo "giustificati per fede, abbiamo pace con Dio, per mezze di Gesù Cristo, nostro Signore" (Romani 5:1), Dio, che riconosce il valore infinito del prezzo pagato dal suo Figlio, giustifica gratuita mente il peccatore e gli da la pace. «Sì, certo, io so che è così; come potrebbe il mortale essere giusto davanti a Dio? Se all' uomo piacesse disputare con Dio, non potrebbe rispondergli su un punto fra mille. Dio è saggio, è grande in potenza; chi gli ha tenuto fronte e se n' è trovato bene? Egli trasporta le montagne senza che se ne accorgano, nel suo furore le sconvolge. Egli scuote la terra dalle sue fondamenta, e le sue colonne tremano. Comanda al sole, ed esso non sorge; mette un sigillo sulle stelle. Da solo spiega i cieli, cammina sulle più alte onde del mare. È il creatore dell' Orsa, d' Orione, delle Pleiadi, e delle misteriose regioni del cielo australe. Egli fa cose grandi e imperscrutabili, meraviglie innumerevoli. Ecco, egli mi passa vicino, e io non lo vedo; mi scivola accanto e non me n' accorgo. Ecco, afferra la preda, e chi si opporrà? Chi oserà dirgli: "Che fai?" Dio non ritira la sua collera; sotto di lui si curvano i campioni della superbia. Io, come farei a rispondergli, a scegliere le mie parole per discutere con lui? Avessi anche ragione, non gli replicherei, ma implorerei misericordia al mio giudice. Se io lo invocassi ed egli mi rispondesse, non per questo crederei che avesse dato ascolto alla mia voce; egli mi piomba addosso dal seno della tempesta, moltiplica senza motivo le mie piaghe, non mi lascia riprender fiato, e mi sazia d' amarezza. Se si tratta di forza, ecco, egli è potente; se di diritto, egli dice: "Chi mi convocherà?" Se io fossi senza colpa, la mia bocca mi condannerebbe; se fossi innocente, mi dichiarerebbe colpevole. «Sono innocente? Sì, lo sono! Di me non mi preme, io disprezzo la mia vita! Per me è la stessa cosa! Perciò dico: "Egli distrugge ugualmente l' integro e il malvagio". Se un flagello, a un tratto, semina la morte, egli ride dello sgomento degli innocenti. La terra è data in balìa dei malvagi; egli vela gli occhi ai giudici di essa; se non è lui, chi è dunque? I miei giorni se ne vanno più veloci di un corriere; fuggono via senz' aver visto il bene; passano rapidi come navicelle di giunchi, come l' aquila che piomba sulla preda. Io dico: "Voglio dimenticare il mio lamento, abbandonare questa faccia triste, e stare allegro". Ma mi spavento per tutti i miei dolori. Sono certo che non mi considererai innocente. Io sarò condannato; perché dunque affaticarmi invano? Anche se mi lavassi con la neve e mi pulissi le mani con il sapone, tu mi tufferesti nel fango di una fossa, le mie vesti mi avrebbero in orrore. Dio non è un uomo come me, perché io gli risponda e perché possiamo comparire in giudizio assieme. Non c' è fra noi un arbitro, che posi la mano su tutti e due! Dio allontani da me la sua verga; smetta di spaventarmi con il suo terrore; allora io parlerò senza temerlo, perché sento di non essere quel colpevole che sembro».
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